Yoga ed Equilibrio Posturale
Insegnando mi capita spesso di incontrare persone che mi dicono di avere una postura scorretta, come se la postura fosse qualcosa di statico ed immobile.
Ma cosa si intende esattamente per postura corretta?
La postura corretta, è una determinata gestualità del corpo, che si adatta perfettamente all’attività che stiamo svolgendo in quel momento.
Per esempio, se stiamo andando a dormire, l’atteggiamento del nostro corpo sarà diverso da quando ci mettiamo in azione la mattina (e lo spero bene per voi!).
Questo significa che la postura non dovrebbe essere qualcosa di statico e fissato, ma qualcosa che si adatta, e deve potersi adattare, ai diversi gesti che il nostro corpo può compiere.
E il passaggio da una modalità all’altra, dovrebbe avvenire in modo facile e senza sforzo.
Perciò anziché parlare di postura, sarebbe più opportuno parlare di equilibrio posturale.
L’equilibrio posturale è quindi il modo in cui le diverse famiglie muscolari si accordano fra loro, per consentirci di fare un determinato movimento, in modo economico, ossia senza sforzo e senza dolore.
Corpo e mente si allineano perfettamente sulla stessa finalità.
Spesso però, a causa di forti impatti emotivi, o di adattamenti forzati alla società in cui viviamo, questa capacità di adattamento viene disturbata.
Il nostro atteggiamento corporeo rimane imprigionato in una modalità posturale, non consentendo alle altre gestualità del corpo di potersi esprimere.
Viene a mancare una coerenza tra mente e corpo che è alla base del nostro benessere.
La mente dà un comando, ma il corpo non è efficiente nell’eseguire quel gesto. Non c’è più equilibrio posturale.
A livello fisico, questo significherà che alcuni muscoli rimarranno perennemente contratti, mentre altri non saranno utilizzati per niente.
I primi diventeranno rigidi e affaticati, mentre gli ultimi, perderanno la loro tonicità e consistenza.
Sappiamo che la salute di un muscolo implica la sua forza e la sua elasticità, ossia la capacità di potersi contrarre e rilasciare.
Ma qual è nel nostro corpo il movimento per eccellenza, oltre al battito del cuore, che non si ferma mai, finchè siamo in vita? IL RESPIRO
Anche quando stiamo fermi, e addirittura quando dormiamo, il movimento respiratorio continua, assicurando l’ossigenazione del sangue, e l’arrivo di questo nutrimento a tutti gli organi.
E questo movimento così importante per la nostra vita, è affidato ad un muscolo così delicato e sottile come il DIAFRAMMA.
Il Diaframma: il secondo cuore
Il diaframma è un muscolo che potremmo definire DISCRETO, nel senso che non si fa sentire, pur lavorando incessantemente. Tant’è che risulta anche difficile da percepire.
Sapete quanti respiri facciamo in un giorno in modo del tutto automatico? Circa 20.000!
Significa che il nostro diaframma, si contrae e si rilascia 20.000 volte solo nell’arco di una giornata.
Il diaframma però non lavora da solo, ma insieme ad una serie di muscoli, che faciliteranno il suo compito, attivandosi in inspirazione e rilasciandosi all’espirazione, mentre altri faranno l’esatto opposto.
Se nel nostro corpo sono presenti degli irrigidimenti, e un muscolo rimane contratto, il lavoro del diaframma diventa molto più difficile, perchè chi dovrebbe aiutarlo in realtà lo ostacola.
A sua volta, il diaframma cercherà di farsi aiutare da qualche altro muscolo, che però non è stato programmato per quel compito, e si affaticherà. Cercherà anche lui di chiedere aiuto, gravando su un altro, e così via, sfasando il corretto funzionamento dell’intero organismo.
Perciò se il diaframma non riesce a funzionare correttamente, questo andrà ad incidere in modo molto marcato sull’equilibrio posturale del nostro corpo, oltre che sugli organi e sullo stato emotivo.
Il risultato sono dei blocchi respiratori, che spesso non dipendono direttamente dal diaframma, ma lo coinvolgono e che, a lungo andare, possono incidere sulla salute psico-fisica.
Per fare un esempio, un irrigidimento del tratto cervicale, può creare un blocco sul diaframma, rendendo il respiro prettamente toracico, quindi corto e faticoso, arrivando addirittura a creare degli stati ansiosi.
Questo rapporto funziona anche al contrario, ossia, uno stato ansioso, può andare a bloccare il diaframma, bloccando a sua volta il tratto cervicale.
Il nostro equilibrio posturale ed emotivo è strettamente connesso al modo in cui respiriamo.
Con un’attenta valutazione posturale, si può improntare una pratica mirata a ridare elasticità a quei muscoli, che bloccano il corretto funzionamento del diaframma e quindi del respiro.
Il respiro diventa il veicolo della pratica.
Lo yoga posturale aggiunge a questo processo di rieducazione, un ulteriore sprint, coinvolgendo la mente.
La mente infatti diventa parte attiva, rendendo il movimento respiratorio, che nella quotidianità è automatico e involontario, un movimento volontario e controllato.
Il coinvolgimento della mente, aiuta a velocizzare la memorizzazione di nuovi schemi corporei, andando via via a sostituire gli schemi disfunzionali, che hanno portato il corpo a degenerare.
I percorsi di Yoga Posturale sono strutturati , in modo da poter adattare la pratica alle diverse esigenze e problematiche della persona ed ottenere così i massimi benefici.